Depressione: sintomi e possibilità di cura
Depressione: cos’è?
In termini generici la parola depressione oggi racchiude molti significati, per lo più è usata per descrivere sentimenti vicino alla tristezza.
In termini clinici la situazione è più complessa: parliamo di sindrome depressiva, o di disturbo depressivo maggiore, o di disturbo depressivo persistente (PDM-2, 2018), per indicare quella condizione di base caratterizzata da sintomi ben precisi che riguardano sia il vissuto soggettivo (come ci sentiamo) sia il comportamento.
Gli stati affettivi sperimentati dalle persone con depressione sono descritti da sintomi quali tono dell’umore basso, perdita di interessi, sentimenti di impotenza, vergogna, inutilità e inferiorità (leggi anche Baby blues e Depressione post-partum).
Dal punto di vista cognitivo compaiono pensieri negativi riferiti a sé, visione negativa del mondo, aspettative negative sul futuro e idee di suicidio. Compaiono disturbi gastrointestinali, insonnia e riduzione dell’appetito o, al contrario, bisogno di dormire molto e aumento di peso.
Possono verificarsi anche scoppi d’ira e manifestazioni aggressive, crisi di pianto (leggi anche Cutting: condotte autolesive in adolescenza).
L’umore depresso e i sintomi associati, possono arrivare a compromettere il funzionamento quotidiano della persona: non riuscire ad andare a lavoro o a scuola, scarsa capacità di prendersi cura di sé stessi, difficoltà a svolgere mansioni quotidiane, perdita della dimensione del piacere, incapacità di concentrarsi e quindi a portare a termine compiti o progetti.
Alcune volte la depressione si esprime con il corpo e, dunque, non si osserva il tipico abbassamento dell’umore, ma compaiono sintomi somatici come dolori diffusi, mal di stomaco, mal di testa, apparentemente inspiegabili.
In altri casi può accadere che persone gravemente depresse, ma con un “alto funzionamento”, nascondono la loro difficoltà con comportamenti quali “superlavoro”, alcolismo e aggressività.
A volte, infine, è un costante stato di agitazione e allarme a mascherare una condizione depressiva sottostante. Il senso interno di precarietà, incapacità e fragilità estremi, tipici della depressione, inducono uno stato di allarme continuo (ansia, agitazione) che deriva dalla paura di trovarsi in una condizione (esterna o interna) che possa minacciare il proprio – fragile – equilibrio (leggi anche Stress: come distinguere ciò che ci fa bene da ciò che ci rende infelici).
Da dove viene?
Tenendo conto della predisposizione genetica, secondo un approccio psicodinamico, quindi più centrato sullo stato emotivo interno e sull’esperienza soggettiva, la condizione depressiva si instaura sul terreno delle fragilità infantili. Sono quei casi in cui le esperienze precoci della vita del bambino, addirittura del neonato, avvengono in un contesto che non riesce a rispondere ai suoi bisogni emotivi e/o fisici. Il senso di solitudine interna, sperimentato nelle prima fasi della vita, può sedimentarsi dentro di noi, non lasciarci per lungo tempo e anzi, amplificarsi.
Uno stato depressivo transitorio può verificarsi anche a seguito, e in reazione a, un lutto o un evento traumatico. La separazione dal partner o dei propri genitori, la morte di un parente o di una persona cara, un fallimento economico o lavorativo, una malattia grave…
In questi casi, una fase limitata nel tempo in cui compariranno segni e sintomi tipici della depressione, non indicherà una condizione patologica di per sé, ma una reazione temporanea a un evento doloroso.
Cosa non fare e cosa fare?
Se il campo degli interessi è ristretto, se è difficile stare insieme agli amici e alle persone, se i sintomi fisici (stanchezza, dolori ecc.) impediscono di portare avanti le normali attività quotidiane, è importante non sottovalutare la situazione. Ciò non significa necessariamente doversi autodiagnosticare una sindrome depressiva, allarmarsi in maniera eccessiva, ricorrere autonomamente all’uso di farmaci, vuol dire iniziare a prestare attenzione a quello che accade dentro di noi. Non è utile lasciar passare troppo tempo nella speranza che tutto passi magicamente, non è utile rimanere nello sconforto e giudicarsi incapaci di reagire agli eventi della vita.
E’ utile rivolgersi a un professionista competente. Uno psicoterapeuta che possa aiutare a comprendere cosa alimenta questa condizione dentro di noi, a capire il senso di questa esperienza alla luce della propria storia di vita. E’ necessario gettare luce sui meccanismi, spesso inconsapevoli, che generano quel circolo vizioso per cui ogni cosa e il futuro stesso, sono privi di senso e di speranza.
La psicoterapia psicodinamica, o l’analisi, attraverso l’esplorazione delle radici intrapsichiche, familiari e ambientali della condizione di malessere, ha la funzione di “motore “ per riavviare un processo vitale che, in maniera inconsapevole, un giorno si è interrotto. In tal senso sarà di primaria importanza comprendere la depressione, capire cosa inneschi lo stato depressivo e contribuisca al suo mantenimento e quindi quali trasformazioni devono essere affrontate per ottenere un cambiamento stabile nel tempo.
Nessuno si ammala di depressione allo stesso modo, e ognuno ha la sua modalità di reazione alla malattia, ma l’obiettivo della cura è per ognuno la trasformazione da soggetto passivo in preda a uno stato depressivo, a un soggetto attivo e consapevole delle proprie modalità di funzionamento affettivo e relazionale. In questa nuova fase sarà possibile dunque agire attivamente sul corso della propria vita, più liberi e più vivi.