La fobia scolare nei bambini e negli adolescenti. Riflessioni ai tempi del Covid-19
Cos’è la fobia scolare?
La fobia scolare è un disturbo che riguarda sia bambini che adolescenti; è caratterizzato da una paura e da un rifiuto irrazionali e non controllabili di andare e / o restare a scuola, e può arrivare a compromettere seriamente la frequenza scolastica.
Si verifica con maggiore frequenza nei momenti critici o stressanti del ciclo vitale:
- passaggio di ordine e grado nella scuola
- malattia propria o di un membro della famiglia
- separazione dei genitori o allontanamento temporaneo di uno dei due
- nascita di un fratellino o di una sorellina
- trasferimento in un’altra casa ecc.
Le difficoltà si manifestano lungo un continuum che va dal timore nel dover affrontare un’interrogazione, all’impossibilità di stare in classe. In realtà molti bambini e ragazzi che presentano questo disagio mostrano difficoltà anche in altri contesti, come ad esempio quello delle performance sportive o ludiche. Desiderano essere speciali, hanno tratti competitivi e ansia relativa alle proprie prestazioni. Non risulta possibile usufruire della condivisione e della solidarietà nel gruppo dei pari; al contrario prevale un senso di vergogna anche verso gli adulti, accompagnato spesso del timore di non essere compresi o accettati.
Il rifiuto della scuola non è sempre definitivo, la remissione sembra essere più diffusa quando l’esordio si verifica in età precoce.
Nei bambini più piccoli la fobia scolare può essere anche collegata all’ansia da separazione: i segni più evidenti sono pianto, sintomi fisici prima di andare a scuola (mal di pancia, mal di testa) o vere e proprie crisi di panico. Spesso questi segnali vengono scambiati per capricci o per semplice indisposizione alla scuola, ma è invece importante non sottovalutarli, ad esempio valutando attentamente in che momento del ciclo di vita si stiano verificando.
Nei ragazzi più grandi non è insolito assistere, dopo un’insorgenza a carattere ansioso, a un decorso di tipo più depressivo: il ragazzo va incontro a un progressivo isolamento sociale, spesso incentivato dall’uso di dispositivi come il computer o il cellulare. In particolare, può accadere che le relazioni virtuali sostituiscano quelle reali: in questo modo l’angoscia del confronto con l’altro viene eliminata, ma al contempo il ragazzo, che non percepisce una mancanza, ma opera una vera e propria “sostituzione”, non sentirà il bisogno di cercare relazioni con i pari, e non avvertirà dunque lo stimolo per ritrovarle nel mondo reale. Nel mondo di internet, infatti, i ragazzi possono vivere assorbiti in un mondo di fantasie, che si sviluppa sempre di più, ai danni di quello reale.
Fobia scolare e covid-19
La pandemia che ha colpito il mondo intero, i mesi di lockdown, l’interruzione drastica e brusca delle relazioni con i compagni, posso essere certamente inseriti negli eventi critici che possono scatenare sintomi fobici, di rifiuto, di malessere e di disagio legati alla scuola.
A questo dobbiamo aggiungere tutti quegli aspetti di diversità e discontinuità con cui bambini e ragazzi hanno dovuto confrontarsi al loro ritorno: banchi singoli, distanze fisiche con i compagni, classi semivuote per la didattica a distanza alternata o totale, procedure stringenti, orari sfalzati, insegnanti con le mascherine. Quest’ultimo aspetto risulta essere un fattore di maggiore impatto nella scuola dell’infanzia e nei nidi: laddove il linguaggio e l’emotività sono in pieno sviluppo, troviamo barriere fisiche che rendono difficile sentire, sintonizzarsi e ricevere un rispecchiamento emotivo, poter osservare e apprendere dal labiale.
Non sarà raro dunque, nel futuro prossimo, assistere a segnali di disagio e a difficoltà di adattamento in questo nuovo anno scolastico, l’importante è non generare la catena del panico: gli adulti sono chiamati alla funzione di contenitore emotivo, che siano insegnanti, genitori o nonni.
I bambini e i ragazzi avranno bisogno di essere compresi e accettati nelle loro paure, di essere accompagnati in queste molteplici diversità che, loro malgrado, si trovano a dover vivere.
Hanno bisogno di spiegazioni adatte alla loro età, mentre saranno intimamente scossi e sovrastati da narrazioni irrealistiche, dalle menzogne, dall’agitazione incontrollata dei grandi, dalla svalutazione o dalla negazione del problema.
Le parole d’ordine sono accoglienza e condivisione!
Di certo anche per gli adulti non sarà facile gestire i sentimenti generati da contingentamenti, dal monitoraggio dei sintomi, dalla possibile positività del proprio figlio… per questo è importante informarsi accuratamente mediante le fonti ufficiali del Governo e del Ministero della Salute, tramite il “ referente Covid-19” del proprio istituto e soprattutto attraverso il confronto con il proprio pediatra o medico di base.
Dott.ssa Giulia Cimarelli
Psicologa Clinica e Psicoterapeuta