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27
Apr

Disturbi dell’apprendimento e deficit d’attenzione e iperattività: segnali e indicazioni terapeutiche

La vita scolastica di chi ha un Disturbo Specifico dell’Apprendimento può essere piuttosto difficile e spesso si verifica che man mano che la classe frequentata cresce, con essa crescono i problemi. Le richieste legate all’apprendimento si fanno sempre più importanti e quindi il disturbo si fa sentire sempre più. Questa tendenza, però, col tempo può cambiare, quando gli studenti, crescendo, tendono a “compensare” i propri disturbi. A ciò concorre, da un lato, il fatto che la diagnosi sia stata fatta tempestivamente, e quindi si siano attivati per tempo tutti gli aiuti indispensabili; dall’altro lato, alla compensazione concorrono la crescita e la conoscenza di se stessi, dei propri limiti e delle proprie possibilità.

I disturbi dell’apprendimento sono vari e differenti tra di loro. Esistono però tratti comuni e ricorrenti tra gli studenti che hanno un DSA ed altrettanto comuni sono alcuni segnali, che possiamo meglio definire come veri e propri “campanelli d’allarme”.

–       Il bambino mostra di non riuscire a leggere in maniera fluente, di fare fatica a mettere insieme le sillabe delle parole, non comprende ciò che legge. Per quanto riguarda la scrittura, può succedere che il bambino non riesca a scrivere fluentemente in corsivo.

–       Il bambino, dalla fine della prima elementare, non “vede” senza contare le quantità fino a 5 (le dita o gli insiemi di figure) ed entro il 10; non automatizza le tabelline, fatica a leggere e scrivere i numeri oltre il centinaio, non riesce ad eseguire il calcolo  mentale.

–       Fatica ad acquisire autonomia nel ricordare gli impegni scolastici, a tenere aggiornato il diario,  a tenere in ordine il materiale scolastico  e riporta spesso dimenticanze. In classe sembra distrarsi facilmente, appare molto stanco ed “evita” alcune situazioni di apprendimento (come la lettura ad alta voce).

A volte questi bambini sembrano svogliati, ma spesso si tratta di un atteggiamento dovuto al senso di inadeguatezza di fronte alla richiesta scolastica ed al confronto con i compagni.

Per un genitore non è semplice capire che il proprio bambino che in tante situazioni familiari e sociali è sveglio, intelligente, vivace e brillante, non riesce come gli altri a fare un’operazione abbastanza semplice che è quella di collegare il suono alla corrispondente lettera. Cosa si può fare?

  • Cercare una valutazione diagnostica appropriata;
  • Seguire strategie di aiuto che possano favorire l’apprendimento;
  • Affrontare questo disturbo, con un intervento specifico e individualizzato;
  • Discutere del problema con tutti gli insegnanti;
  • Evitare di cambiare classe al bambino;
  • Aiutare nei compiti per casa(es. leggergli a voce alta, ripetere insieme la materia da studiare);
  • Rinforzare il bambino in ogni successo anche minimo che ottiene. La mancanza di autostima creerebbe nel bambino un forte vissuto di frustrazione, il quale infatti si sente responsabile delle proprie difficoltà e ritiene che nessuno sia soddisfatto e contento di lui;
  • Evitare punizioni rispetto all’andamento scolastico, eliminando le ore di gioco e le attività sportive o di socializzazione nelle quali invece il bambino si sperimenta capace ed adeguato;
  • Fare delle pause anche brevi durante lo svolgimento dei compiti;
  • Supplire la lettura con altre fonti di informazione (audio, video, CD-Rom).

 

Non solo DSA: come si manifesta il Disturbo da deficit di Attenzione ed iperattività (ADHD)?

Il disturbo da Deficit di Attenzione non è un Disturbo Specifico di Apprendimento. Tuttavia è bene chiarire in cosa consiste, in modo da poter distinguere questa particolare condizione da un DSA. Quotidianamente gli insegnanti si confrontano con bambini che non riescono a stare seduti al proprio banco, a seguire con attenzione le spiegazioni della maestra, a non disturbare continuamente il proprio compagno. Un tempo questi bambini venivano considerati vivaci, ribelli, irrispettosi, ma dalla recente letteratura in campo psicologico e pedagogico si è compreso che molti alunni possono essere affetti da un disturbo specifico quale è la sindrome da Disturbo di Attenzione con iperattività o ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder):

  • non riescono ad ascoltare attentamente l’insegnante, si distraggono facilmente,
  • non sono in grado di rimanere ancorati agli stimoli ambientali per un tempo adeguato,
  • non riescono a pianificare la propria attività scolastica,
  • non rispettano il proprio turno nel gioco o in situazioni di gruppo,
  • mostrano un’incapacità più o meno grave a restare fermi,
  • si allontanano senza un apparente motivo dal proprio banco,
  • ricercano delle gratificazioni immediate.

È generalmente all’entrata nell’età scolare che si riscontrano tali problemi quando le regole scolastiche richiedono al bambino di saper controllare il proprio comportamento.

Le caratteristiche del disturbo da deficit di attenzione ed iperattività sono:

– la disattenzione: l’impossibilità a restare attenti;

– liperattività: l’impossibilità a stare fermi;

– l’impulsività: difficoltà a tenere a freno le proprie reazioni, dando le risposte prima che le domande siano state ultimate, difficoltà ad attendere il proprio turno.

 Bisogna evidenziare che in alcuni bambini si riscontra un quadro in cui predomina maggiormente l’impulsività, in altri la disattenzione, in altri ancora l’iperattività. Di solito i tre sintomi si presentano insieme. A questi si associano spesso difficoltà a sopportare le frustrazioni, comportamenti aggressivi, esplosioni improvvise di collera, scarsa autostima, sentimenti depressivi, elevato livello di ansia, problemi nella condotta, incapacità a confrontarsi con le proprie difficoltà, scarsa motivazione. Spesso i bambini con ADHD non ottengono successi e considerazioni positive neanche in ambito sportivo o nello svolgimento di altre discipline a causa della loro condotta irrequieta e agitata e della loro incapacità a seguire le regole prestabilite.

È necessario che tutte le persone, che interagiscono con i bambini con ADHD, sappiamo vedere e capire le motivazioni delle manifestazioni comportamentali di questi bambini, mettendo da parte le assurde e ingiustificate spiegazioni volte ad accusare e ferire i loro genitori, già tanto preoccupati e stressati per questa situazione.

Come scoprire se il bambino abbia veramente un Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) oppure se sia semplicemente irrequieto e con la testa tra le nuvole? Come per tutti gli altri disturbi evolutivi, il primo passo per poter aiutare veramente il bambino è una valutazione diagnostica accurata, effettuata da uno specialista come uno psicologo o neuropsichiatra infantile.

Secondo i dati della letteratura scientifica il trattamento ideale per l’ADHD è di tipo multimodale, cioè un trattamento che implica il coinvolgimento di scuola, famiglia e bambino stesso, oltre ad un intervento di tipo farmacologico (valutato di caso in caso).

A parte il discorso farmacologico, gli interventi che in Italia si potrebbero applicare riguardano gli aspetti psico-sociali. Si tratta di un intervento specifico di tipo cognitivo-comportamentale sul bambino e parent training per insegnare ai genitori a dare chiare istruzioni, a rinforzare positivamente i comportamenti accettabili, a ignorare alcuni comportamenti problematici, e a utilizzare in modo efficace le punizioni. La tradizione cognitiva e comportamentale ha consentito la messa a punto di alcuni programmi educativi e terapeutici che sono stati pubblicati anche nel nostro Paese, e altri sono in corso di preparazione.

 

Dott.ssa Silvia Del Pinto
Logopedista
Esperta in DSA, DGS e Autismo
Esperta in Riabilitazione Neuropsicologica dell’adulto
www.centroiltulipano.com

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